Le relazioni che perdono
07 mar 2015
Rosanna Liburdi

Le relazioni per-dono. Barriere da valicare per raggiungere se e gli altri.

Capite? È questo quello per cui dobbiamo lottare: la felicità,
gli affetti, lo scambio gentile di un sorriso sincero che apre ad una relazione.
▬▬ Rosanna Liburdi ▬▬

[Nella prima parte eravamo rimasti con la seguente questione aperta:
...E noi che cosa ce ne facciamo di tutte queste parole? Esiste un modo che può migliorare il nostro stare in relazione con l'altra/o?]

Star bene amando chi si ama forse può volere significare anche rischiare di perdere in modo costruttivo quel nostro oggetto di amore.

Non che abbiamo tutto questa facoltà decisionale emotiva, suvvia. Come si fa a perdere in modo costruttivo? Pur avendo questo potere di relazione per un fazzoletto di spazio e di tempo regalatoci se amassimo noi stessi e l'altro, potremmo lasciare andare ciò che siamo e che è l'altro?
E chi siamo noi?

In questo forse consiste l'avventura della scoperta, questa sarà la voglia costante di conoscere, esplorare, apprendere dove siamo, verso dove stiamo andando per, stare bene vivendo, per vivere stando bene.
Non è solo un gioco di parole, questione di sintassi e semantica; penso che abbiamo bisogno dell'una cosa e dell'altra, con coscienza, riflettendo e comunicando coraggiosamente all'altro ciò che sentiamo.

Questa vita. Così complicata e semplice che non comprendiamo ma che neanche raccontiamo.
Che ci sembra di non riuscire a vivere sebbene siamo vivi, impedendoci di regalarci gesti che ci riempirebbero altrimenti di gioia.
Una parola scambiata appena sussurrata, un abbraccio, una musica ascoltata, un lungo scambio di sguardi, un bacio.

Provate. Quando esperiamo qualcosa davvero con tutti i cinque sensi, ci sentiamo tutt'uno con chi, in quel momento, ascoltiamo; fosse il brusio del vento fra le foglie dei pioppi in una mattina di novembre o le onde che giungono una dentro l'altra frettolose sulla battigia sabbiosa di un lungomare deserto, che si può abitare senza paure.

La tenerezza sentita nel guardare e toccare la pelle morbida di un cucciolo di uomo che ci attrae con sorrisi e gorgheggi o lo stupore provato che ci lascia inermi e senza fiato.
Troppo romanticismo? Va bene.
Usiamo allora i cinque sensi per osservare, percepire, elaborare, mettere in moto il potenziale intellettivo, la curiosità, la creatività, il pensiero e la comunicazione efficace, rispettando quello che siamo "in grado di" perché "Io vedo" il prossimo diverso da me.

E vedrò la vita quotidiana che non capisco ma che mi spinge in avanti come un'automa, vedrò chi piange perché ha perduto una persona cara dopo cinque mesi di cancro al cavo orale e subìto appena sedici ore di intervento chirurgico. E la vita va avanti, no? Dura da digerire?
C'è anche la finction Braccialetti Rossi che in un episodio mostrava un bimbo in coma per un volo fatto da un trampolino troppo alto per chiunque, in piscina, sia come "prova di coraggio" incitato da una banda di bulli "celebro lesi" (i fighi dei nostri tempi), sia come prova di amore verso una mamma che lo incita a fare amicizia perché ritenuto da lei troppo timido.

Sento rumori in sottofondo di continuo, di alta tecnologia, che non mi lasciano più distinguere suoni della natura; ma quel che è peggio, non mi lasciano "tranquillo" col silenzio sano che farebbe rilassare il cervello. Magari poter dormire in modo "igienico" senza aiuto di psicofarmaci e in modo da svegliarmi riposato.

Gli odori. A volte si annusano certe strani aromi nell'aria. Robaccia chimica che brucia e che ammala noi e i nostri figli di patologie innominabili solo perché la nostra cultura ancora oggi ci tiene distanti da emozioni suscitate da termini come neoplasia, oncologia, tumore, cancro.

Il gusto, quale? Assaporiamo con cura e piacere, con sensualità e dolcezza ciò che pensiamo di scegliere per le nostre papille gustative, e non solo?

Il punto è che siamo ovunque e continuamente in relazione con.
Il modo in cui ci rapportiamo con il mondo esterno, se ne siamo consapevoli e che cosa ne facciamo di questo bagaglio più o meno pesante che ci portiamo dietro, fa la differenza per la qualità delle nostre relazioni, dunque del nostro stare bene.

Eppure, le relazioni, quelle che viviamo nel mondo, le interrompiamo o lasciamo che si stanchino e una volta giunti allo stremo, succede che si agisce un qualcosa di estraneo a noi, con-fuso e stra-ordinario fuori del normale.

L'amore allora non è più ascoltarci, bensì muoverci d'impulso senza confini. In tal senso, i rischi che si corrono sono dei più svariati. Troppo abituati alla contrattura dei tempi, del tutto e subito. Sfiduciati e anche sicuri che tutto sommato però le relazioni, a parte il momento dell'idillio iniziale, facciano un pò tutte lo stesso itinerario.

«L'altro mi fa rabbia perché mi vuole abbandonare e mi rifiuta e non gli vado più a genio e mi fa schifo e io però che cosa faccio ora?»
«Sono e rimarrò solo per sempre, per tutta la vita? Quale vita? nulla ha più senso.»
«Lei/lui non può farmi questo. E poi ho sbagliato io. Potrei spiegare, dovrei fargli vedere quanto sono diversa/o, come sono cambiata/o.»

Butto lui nella spazzatura oppure me.
E giù con auto colpevolizzazioni, agìti aggressivi gravi verso il prossimo o autolesionistici a non finire come se questi cliché appresi sin dalle prime relazioni, magicamente potessero trasformare l'oggetto d'amore perduto in oggetto d'amore riconquistato non grazie a noi ma per grazia ricevuta. D'altro canto se non riesco nella titanica impresa: l'oggetto d'amore è un oggetto da distruggere, che merita. Tutto va annullato! Fosse anche l'immagine di me deformata riflessa in uno specchio.

Differenziarsi è faticoso, complesso soprattutto si inizia un viaggio di conoscenza di se stessi affascinante, che conduce all'individuazione ma dove s'incontreranno sempre più domande che non avranno immediate risposte, tantomeno certe, forse mai.

Eppure è probabile che ne varrebbe la pena. Mi piacerebbe riflettere su una parola. La coerenza che comincerei a sostituire con costanza. La costanza di trovare una persona che è lì per noi e si fida di se stessa a tale punto che la sua fiducia contiene anche l'altra/o.

Quando guardo negli occhi una persona, per ovvi motivi, seduta più o meno di fronte a me, vedo trascorrere tante di quelle espressioni sul volto che l'unica cosa che posso fare è aspettare fiduciosa che lei/lui scelga di lasciare un pezzo di storia tra le mie mani affinché io possa ascoltare con tutta me stessa le parole che ella/egli ha scelto di usare per se e per me.

Apprendere che una "base sicura" sperimentata per esempio all'interno di un setting psicoterapeutico e introiettata, fatta nostra, non ci smuoverà più da dove abbiamo scelto di dirigere il nostro cammino.
I legami allora saranno davvero per sempre anche se mi sto riferendo a un tempo perenne che può durare un secondo, una vita o lo spazio infinito di un momento definito da me e dall'altro, perché due individui ben distinti certo che potranno unirsi in modo sano e piacevole.

Io saprò chi sono e questo fa la differenza per una esistenza un po' più serena.

Non vi saranno dubbi su rapporti mantenuti in modo dipendente "per paura di"; si fa l'abitudine a tutto anche a credere come un atto di fede che io non sono degno di essere amato. Penso valga la pena rispettare i contesti e lasciare la fede e l'adorazione verso la religione (laddove si segua un credo) e noi, invece, riconoscersi per quello che siamo: esseri umani pieni di fragilità in cerca di continue risposte e di amore.
Da bambini avevamo bisogno di vicinanza, affetto, calore, rassicurazione tanto quanto i bisogni della fame, sete, del sonno ecc.

Avevamo altresì bisogno che questi bisogni da un lato venissero riconosciuti e soddisfatti d'altro ricambiati con le figure genitoriali: loro vedono quanto io amo loro? Perché dovrebbe essere diverso, una volta divenuti adulti?

Torniamo agli anni di quando preferivamo porci domande con meraviglia e stupore e forse conquisteremo amore per il nuovo, ogni giorno, quel nuovo, che principalmente è presente in noi e che necessita di scambio con l'altro.
L'oggi acquisirà allora senso in funzione di domani che corrisponderà all'inizio della vita.

Quella vita ch'é' una cosa bella,
non è la vita che si conosce
ma quella che non si conosce, non la vita passata,
ma la futura.
Col l'anno nuovo, il caso incomincerà a trattare bene
voi, me e tutti gli altri, e si principierà'
la vita felice.
▬▬ Giacomo Leopardi ▬▬

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